Met Gala 2019, un sogno lungo una notte

Il Met Gala. Tecnicamente un evento di beneficenza a favore del The Costume Institute, che si tiene ogni primo lunedì di maggio presso il Metropolitan Museum of Art di New York. Padrona assoluta di casa è sua maestà Anne Wintour, onnipotente direttrice di Vogue che, insieme al curatore Andrew Bolton, ha scelto come tema annuale il “camp”, ossia un concetto tanto esteso quanto difficile da definire con precisione. Un po’ come è complesso da classificare tutto ciò che ruota intorno al mondo della moda, del cinema, di Hollywood e del Met stesso, considerato non a caso una sorta di “serata degli Oscar della costa orientale”. Ad ogni modo, esiste un testo di riferimento, ossia l’omonimo saggio di Susan Sontag, pubblicato sulla rivista Partisan Review nel lontano 1964. Giusto per facilitare le cose, la categoria del “camp” abbraccia universi estetici lontani fra di loro,avendo però come punto in comune il “principio della contraddizione”. Insomma si parla di tutto e del contrario di tutto, seppure tutto converge tra le braccia di un messaggio visivo eccentrico, esagerato, artificioso, possibilmente molto, molto snob. Certo, la serata non è per tutti. Chi è senza invito – e la lista è lunga – deve metter mano al portafoglio: 25,000 $ per un ticket, quanto al tavolo, indispensabile per partecipare al party, il prezzo varia dai 75,000 $ ai 250,000 $. 

Met Gala Catalogo

Parto da un presupposto dozzinale, forse ingenuo: dove c’è beneficenza si impone la cultura e di conseguenza, dovrebbe, esserci sale in zucca. E non solo in chi si pone come Deus ex machina di simili eventi, anche in chi si presta a interprete. Certo, quest’anno si partiva in salita sin dal tema e, come da pronostico, il “camp” ha messo a dura prova la seconda regola di base. Non solo la stravaganza e la ricerca d’eccesso da parte di alcuni fashion & hair stylist ha rasentato il paranormale, in molti casi la serata si è trasfigurata in una sorta di buffonesco gay pride. Precisazione. La mia carrellata si limita a pochi nomi, o almeno pochi se si considera le oltre cinquecento stelle e stelline che hanno calpestato il tappeto rosa. 

Met Gala Lady Gaga
Lady Gaga è stata protagonista di uno show indimenticabile

Ad aprire le danze è stata Lady Gaga. Qualcosa di maestoso. Presentarsi con un abito fucsia a campana che coprirebbe un salone di Versailles ed eleggersi protagonista di uno strip tease sulla scalinata, sfilandosi ben tre outfit, per rimanere in mutante, reggiseno, calze a rete e stivaloni con la zeppa; beh si entra di diritto nel genere incontri ravvicinati di terzo tipo. Perché ebbene sì, Lady Gaga è un’aliena. Non si tratta solo di ricalcare le orme di Madonna, di trasgressione, di ricerca esasperata dello scandalo. Ormai Lady Gaga fa storia a sé e fa la storia. Lo fa a modo suo, plateale senza ombra di dubbio, eppure senza prendersi troppo sul serio.

Met Gala Tom Brady e Giselle
La sobrietà di Tom Brady e Gisele Bundchen

Purtroppo alla maggior parte degli “uomini” non è riuscito proprio niente. A me sono pervenute tre eccezioni: Liam Hemswort, il compagno bello, sobrio e serio di una Miley Cyrus stranamente non in vena di isterie o trovate dal gusto dubbio; un vellutato quanto chic Tom Brady, il quarterback dei New England Patriots che si è fatto ingabbiare da Gisele Bundchen, altrettanto splendida, ma questo non può rappresentare una novità; e Jamie Foxx, in giacca, pantaloni, cravatta e occhiali neri, eppure banalmente impeccabile, così come, sarà che Dio li fa e poi li accoppia, misurata e a lui attinente è risultata la fidanzata Katie Holmes. Semaforo verde anche al re della velocità Lewis Hamilton che ha rispecchiato lo stile della serata senza però azzardare manovre troppo pericolose.

Met gala Billy Porter
L’ingresso faraonico di Billy Porter

Harry Styles: allucinante. Il più amato degli One Direction diventato testimonial di Gucci – e difatti non a caso si sono sprecati gli scatti fianco a fianco al direttore creativo della maison Alessandro Michele – si è auto-eletto emblema del Met Gala 2019. L’outfit consisteva in tuta nera con top trasparente, ornato di pizzi e volant. Con Styles la rivoluzione sessuale sfocia in confusione sessuale, in saccheggio di quei canoni che Peter Burns  aveva sapientemente vomitato addosso ai bacchettoni già verso la metà degli anni ’80’ per essere, a distanza di oltre trent’anni, infighettata impunemente. 

Met Gala Harry Styles
Harry Styles in Gucci, totalmente coerente con l’estetica “camp”

Sulla scia hanno sguazzato la drag queen RuPaul, un faraonico Billy Porter – trasportato sul carpet da sei uomini senza camicia -, un Michael Urie metà uomo e metà donna che ha lanciato un messaggio importante circa l’uguaglianza e la fluidità di genere, la maschera dai tanti occhi sfoggiata da Ezra Miller e un macabro Jared Leto, in tunica rossa, animato dalla palese intenzione di evocare un languido Dracula, ma forse ancor di più papa Innocenzo X in versione festino osé, con tanto di un manichino che riproduce la sua stessa testa come accessorio. Non c’é che dire, con sommo dispiacere per le paladine del me too, sfido le donne a essersi sentite molestate da certi soggetti.

Met Gala Jared Leto
Un macabro Jared Leto sfoggia il manichino della propria testa

Ed a proposito di donne. Le top model, del presente e del passato hanno brillato tanto in bellezza, quanto in classe e intelligenza; requisito quest’ultimo che permette di risultare sempre a tema. Quando si parla di certe fuoriserie è impossibile stilare una classifica, ma Stella Maxwell fasciata in un abito nero trasparente con stelle d’argento a coprire le sue sacralità, cucitole addosso da Moschino, era qualcosa di irreale. Giusto per completare il capolavoro le scarpe erano Casadei ed i gioielli David Yurman. Abbagliante pure Taylor Hill, bambolina britannica, resa ancora più preziosa da un long dress rosa laminato arricchito da una rifinitura di piume color confetto; così come è impossibile non citare Lily Aldridge – by Richard Quinn -, e Josephine Skriver – by Jonathan Simkhai -, entrambe in abiti floreali.

Costume Institute Benefit celebrating the opening of Camp: Notes on Fashion, Arrivals, The Metropolitan Museum of Art, New York, USA - 06 May 2019
Stella Maxwell in tutto il suo irreale splendore

Gli straordinari anni ’90 si sono imposti con l’intramontabile Naomi Campbell, avvolta in un delizioso abito firmato Valentino; Amber Valletta, tuttora talmente fuori dal comune da poter osare un body strutturato a livello delle spalle, letteralmente senza gonna, disegnato per lei da  Anthony Vaccarello per Saint Laurent e Kate Moss, lucente ancor di più del suo abito in paillettes color argento, impreziosito da un mantello, tra l’altro presentatasi sul red carpet insieme alla cantante Rita Ora; un po’ perché amiche, un po’ perché entrambe vestite da Marc Jacob.

Met Gala Naomi Campbell
Naomi Cambell, insieme a lei il tempo pare essersi fermato

Ricco e sofisticato il capitolo attrici. Il tempo sembra essersi fermato insieme a Jennifer Lopez, prossima ai cinquant’anni eppure tremendamente sexy nell’abito in argento ideato da Donatella Versace che ne esaltava le curve. La stravaganza non ha scalfito né Emma Stone, contenuta in una sorta di tutina d’argento con lustrini scintillanti ideata da Louis Vuitton, né Julianne Moore, sorridente ancor più del suo abito giallo-metallico di Valentino.

Met Gala Jennifer Lopez
Jennifer Lopez più sexy che mai vestita dalla maison Versace

Quanto alle giovani marmotte; chirurgicamente a tema, eppure non grottesco, il Gucci rosso indossato dall’eterea Saoirse Ronan, così come l’occhio non percepisce egocentrismo se a restare avvolta dal rosa confetto di Giambattista Valli era Emma Roberts. Notevole Chloe Mortez, la quale ha incanalato la sua figurina in un abito blu notte con una importante scollatura confezionato per lei da Louis Vuitton. Ad incarnare egregiamente il ruolo di Sailor Pluto – una delle guerriere Sailorn – è stata una conturbante Lily-Rose Depp griffata Chanel, mentre Cara Delevingne ha convinto a metterla sul ridere persino un colosso come Dior il quale l’ha gettata in pasto ai fotografi con una tutina arcobaleno.

Met Gala Saoirse Ronan
L’eterea Saoirse Ronan avvolta in un abito Gucci

A proporre una vera e propria favola sono stati la ventiduenne Zendaya, tuttora in bilico tra Disney e Spider Man, e lo stylist Tommy Hilfiger customizzato per l’occasione da fata madrina. Indubbiamente suggestivo l’attimo in cui, sul pink carpet, lo stylist ha agitato la bacchetta provocando l’uscita di un fumo che ha preceduto di poco il luccichio del vestito di Zendaya, infine trasfiguratasi in Cenerentola.

Met Gala Zendaya
La favola di Cenerentola messa in scena da Zendaya e Tommy Hilfiger

Non è certo passata inosservata la rapper Cardi B con il suo abito color rosso rubino disegnato ad hoc da Thom Browne. Si sono rese necessarie circa 30.000 piume, oltre 2.000 ore di lavoro e ben 35 persone per confezionare lo splendido corpino sagomato per accentuare il giro-seno con paillettes, con  spalle voluminose e fianchi a segnare la forma a clessidra.

Met Gala Cardi B
Cardi B e il suo abito “da record”

Personalmente, a lasciarmi senza fiato è stata Ella Balinska. Al di là del mio debole, è innegabile che l’abito argentato a strati propostole da Tory Burch, abbia impreziosito ancor di più lo charme armonioso che Ella emana.

Ella

Evito di esprimere un’opinione riguardo alle menti che hanno buttato allo sbaraglio Kristen Stewart. In tenuta Chanel dagli abiti allo smalto – unghie sistemate da Ashile Johnson – con l’aggiunta dei gioielli creati da Jullian Dempsey; gli ideatori del look ispirato a David Bowie del periodo “L’uomo che cadde sulla terra”, sono Tara Swennen e Adir Abergel. Capelli con ciocche rosse, sopracciglia tinte di giallo e sottolineate da una striscia bianca appena sotto l’arcata. Rendere sgradevole Kristen Stewart è impossibile, non valorizzarla come meriterebbe, purtroppo sì. 

Met Gala Kristen Stewart
Kristen Stewart ha proposto un look ispirato a David Bowie

Non può mancare la nota tennis, pianeta rappresentato da Serena Williams e Maria Sharapova. Il Met Gala ha chiarito per l’ennesima volta il motivo per cui negli head to head l’americana conduce per 19 vittorie a 2 sulla russa – mi rifiuto di conteggiare l’ultimo w/o a favore dei quest’ultima. Il punto è che Serena Williams possiede un carisma tale che, pur non appartenendo propriamente al mondo dello spettacolo, seppure in sovrappeso di non so quanti chili, riesce a primeggiare in un contesto dove, almeno al femminile, abbondavano fascino e bellezza. A Serena basta semplicemente proporre sé stessa e, piaccia o no, funziona sempre. Maria Sharapova, al contrario, è una tennista (oltre che una donna) costruita, e che, va ricordato, soffre psicologicamente la minore delle sorelle Williams a livelli olimpionici. Di conseguenza, Maria avrebbe avuto in pugno il pink carpet del Met a una sola condizione: se Serena fosse stata assente. Ma Serena c’era e anche in questo caso, la sfida se l’é portata a casa lei.

Met Gala Serena Willianms
Dal campo da tennis al Met Gala, Serena Williams si conferma magica

Quasi dimenticavo, a un certo punto ho intravisto un lampadario. Mi hanno spiegato si trattava di Katy Perry. Un’altra che sa prendersi non troppo sul serio e che ai vari after party si è trasformata in un panino McDonald. Due righe anche sui vari eventi che hanno concluso la serata. Sentita e doverosa la festa organizzata per celebrare – in ritardo di quattro giorni – il compleanno di Donatella Versace. Tra l’altro, il 6 maggio ha toccato quota ventisei la terza Charlie’s Angels, ovvero Naomi Watts, doverosamente festeggiata da Balinska e Stewart – con quest’ultima che aveva già cestinato l’abito Chanel a favore di un paio di jeans e una giacca della tuta Adidas. Sontuoso il party di Gucci, e già lì Harry Styles ha dimostrato di avere un suo perché anche se, a rendere indimenticabile questa cavalcata nella notte newyorkese è stato il mini concerto a porte chiuse di una leggenda nata quasi settantatré anni fa nella Contea dell’Imperial Valley, California. Il suo nome è Cherilyn Sarkisian LaPierre. Universalmente conosciuta come Cher. Una sola parola per descriverla: immortale.

Met Gala Cher
Cher, l’ultima immortale