Marco Pantani, il Profeta

«Vado così forte in salita per abbreviare la mia agonia».

La pedalata fluida anche nei frangenti in cui era richiesto il massimo sforzo. Lo stile inconfondibile, plastico ma al tempo stesso carico di personalismi; mani nell’impugnatura bassa, quei fuori sella istintivi, feroci, mai frutto di un calcolo, eppure misteriosamente calibrati, un’alternanza di equilibri, di assoli esplosivi eseguiti con una dolcezza contraddittoria. La sensazione di essere implacabile, indomabile, irraggiungibile. L’impressione che quando decideva di scattare non ce ne fosse più per nessuno. Poi c’era quel volto senza filtri. Il tratti di un uomo costantemente in bilico tra fragilità e durezza, dove timidezza, ardore, coraggio, tormento, passione si mescolavano dando vita a un miscuglio capace di far vibrare il sangue, da spezzare il cuore e subito ricomporlo, fosse solo per assistere un’altra volta ancora allo spettacolo che esercitava Marco Pantani mentre conquistava una montagna, per vderlo fuggire tutto solo lassù, dove ogni cosa diventava crudele e poetico insieme.

Continue reading “Marco Pantani, il Profeta”

Jana Novotna, l’acuto immortale tra lacrime e sorrisi

«La prima volta che sono venuta negli Stati Uniti d’America è stato per giocare l’Orange Bowl in Florida. Avevo con me solamente un paio di vecchie scarpe, una maglietta, un paio di pantaloncini e pochissimi soldi. Ero molto giovane e non conoscevo una sola parola d’inglese. Fu molto difficile». Le poche, sentite parole pronunciate da Jana Novotna per celebrare il suo ingresso nella International Hall of Fame, avvenuto nel luglio 2005, isolano uno spaccato di quello che era il tennis all’alba degli anni ’80 per una ragazzina che proveniva dall’est, quando ancora esisteva la Cecoslovacchia e il tennis di vertice, quello giocato intorno al mondo, era una meta, una sorta di catapulta verso una realtà sconosciuta, forse non propriamente rassicurante, ma per lo meno in grado di garantire un equipaggiamento adeguato, un’opportunità di riscatto. A ripensarci, vedendo queste immagini di repertorio, deve essere stato tutto così difficile per Jana Novotna. Certo, prima di lei tanti connazionali avevano vissuto esperienze simili, ma a guardarla bene, si capisce che Jana non aveva la parlantina, l’espansività, di Martina Navratiliva, non aveva assimilato quella sicurezza nei propri mezzi con cui si era formata Hana Mandlikova, non custodiva nel proprio io quella dolente abnegazione di schermarsi, di assemblarsi pezzo dopo pezzo, a cui si era immolato Ivan Lendl e neppure poteva contare sulla pace interiore, sulle radici attorcigliate al tennis come Helena Sukova, di appena tre anni più grande, eppure così placidamente più distesa, più serena.

Continue reading “Jana Novotna, l’acuto immortale tra lacrime e sorrisi”

Quanto conta il Dottor Frankenstein?

Nel tennis i coach sono importantissimi, fondamentali, nel bene quanto nel male; eppure, a volte, non servono a niente, non sono in grado né di migliorare, né di peggiorare la situazione. Dove iniziano e dove finiscono i meriti di un coach? Le sue responsabilità? In cosa consistono il suo fallimento? Questa sorta di ”Dottor Frankenstein”, principale luminare di un team composto da altre figure professionali – dal preparatore atletico al fisioterapista, dal palleggiatore al mental coach al nutrizionista – quanto influisce nei trionfi o nelle cadute di un giocatore o di una giocatrice di tennis? È il coach a dover entrare nell’universo del suo assistito affinché si stabilisca il prima possibile un rapporto di complicità? Oppure è il giocatore a doversi adattare ai ritmi della nuova guida? I piccoli compromessi sono consentiti, oppure l’arte della mediazione non può essere contemplata?

Continue reading “Quanto conta il Dottor Frankenstein?”

La bellezza salverà il tennis?

«La bellezza salverà il mondo». L’insoluto disaccordo che da oltre cent’anni divide i saggisti nell’interpretare questo passo proveniente dal capolavoro di Fedor Dostoevskij, “L’idiota”, ha ingigantito l’ambiguità in esso celata. Questa misteriosa frase, che appare nel testo originale sotto forma di domanda e non di affermazione, scritta nella lingua del romanziere russo, lo slavo ecclesiastico, ne accresce la doppiezza in quanto il termine “Mir” in russo può significare sia mondo che pace intingendo la parola “krasotà”, bellezza, di un valore che la lega imprescindibilmente al bene, alla bontà.

Il Roland Garros ha incornato per la decima volta Rafael Nadal, il Re Sole, un eroe poliedrico spinto da una commuovente abnegazione, forgiato da un mix di talenti talmente contrastanti da creare intorno alla sua figura una serie di enigmi di cui nemmeno la Sfinge detiene le risposte. Lo spagnolo è il rinato che a Parigi ha oscurato il precedente record di Bjorn Borg per arrivare a battere persino sé stesso, per poi ribattersi ancora, è il guerriero che ha saputo risollevarsi svariate volte da morte certa con l’umiltà che caratterizza i cavalieri valorosi e per questo appare inestimabilmente bello.

Continue reading “La bellezza salverà il tennis?”

Sloane Stephens, la speranza oltre le tragedie

In previsione del suo ventunesimo compleanno, Sloane Stephens si è registrata sul sito del centro commerciale Target e, dopo aver architettato una finta lista nozze ricorrendo al nome di sua madre come coniuge, ha inviato agli ospiti della festa organizzata per celebrare il suo anniversario di nascita, l’elenco di regali che vorrebbe ricevere. Tale lista era composta da trentuno regali, il più costoso dei quali coincideva in una cyclette da 306$. La proposta più bizzarra era però rappresentata da una tenda tripla da campeggio capace di contenere dodici persone. Prezzo di listino: 299$. Sloane Stephens è sempre stata la dimostrazione di come è possibile restare una ragazza semplice nonostante fama e milioni di dollari depositati in banca.

Che Sloane Stephens sia una rarità che attraversa il caotico circuito tennistico è possibile percepirlo da tanti piccoli dettagli. Dal comportamento della madre, una ex nuotatrice alla Boston University, che durante gli Internazionali d’Italia 2013 seguiva gli allenamenti delle colleghe della figlia scattando fotografie come potrebbe fare una qualsiasi appassionata. Dall’atteggiamento portato in campo da Sloane stessa, sempre educata, silenziosa, mai uno scatto di stizza, mai un’esultanza troppo chiassosa. Sarà perché, come ha affermato la Stephens:  «La maggior parte delle giocatrici provano a fare cose cattive per intimidirti. Prendono tutto troppo sul serio. Per loro esiste solo il tennis. Per me il tennis è semplicemente un lavoro. La vita è troppo corta».

Continue reading “Sloane Stephens, la speranza oltre le tragedie”

A lezione da Carlos Martinez

Per farsi un’idea di chi sia Carlos Martinez è sufficiente vederlo in campo, per pochi minuti, durante un qualsiasi allenamento. Carlos è un turbine di consigli, di incitamenti, di stimoli destinati a spronare, a incoraggiare, a motivare, la persona che si trova al di là della rete. Può trattarsi di una duplice campionessa slam come Svetlana Kuznetsova oppure di una bimbetta di otto anni che frequenta la sua Accademia ma lui non si risparmia mai, riflette tutto il suo entusiasmo, è un distillato di energia positiva. Non è semplicemente un coach eccezionale dotato di una professionalità innata, tra l’altro maturata insieme a tanti anni di esperienza; ciò che più colpisce in lui è come sia riuscito nella complicatissima impresa di equilibrare il bagaglio di competenze con una dimensione umana palpabile. Poter contare su un coach come Carlos Martinez significa sapere di avere accanto a se’ un porto sicuro.

Continue reading “A lezione da Carlos Martinez”

L’eterna corsa di Abebe Bikila

«Morire non è una catastrofe, la catastrofe risiede nel dover dormire affamato». Quante parabole, quante leggende legate alla fame, al sonno e alla morte deve aver sentito raccontare da bambino Abebe Bikila. Innegabile è che la sua nascita, avvenuta il 7 agosto del 1932 a Jato, un villaggio a 150 chilometri da Addis Abeba, si rivelerà esserne legata al destino in quanto lo stesso giorno, a Los Angeles, si stava correndo la maratona olimpica. Viene da chiedersi quando avrà sentito per la prima volta nominare la parola “destino” Abebe Bikila, un fuscello dallo sguardo allampanato la cui giovinezza si è bruciata al servizio della pastorizia, tra la povertà assoluta, per quindi decidere di tentare una svolta fino a quel momento negata alla sua famiglia, quella di entrare nel corpo di polizia del negus etiope, Hailé Selassié. Basta questo per fargli assumere una postura più fiera, per rendere i suoi occhi meno impauriti, quanto alla fame però no, non basta per lenirla. Ed è forse con questo desiderio di riscatto che nella primavera del 1960 si presenta ai campionati etiopici militari dove, seppure scritti discordi lo vogliono chi vincitore e chi secondo alle spalle di Besha Teklu, la cosa certa è che viene notato da Onni Niskanen, incaricato dal governo di individuare potenziali atleti per rappresentare l’Etiopia alle Olimpiadi di Roma.

Continue reading “L’eterna corsa di Abebe Bikila”

Wimbledon, il crepuscolo degli dei

Roger Federer trionfa a Wimbledon per l’ottava volta e issa l’asticella delle prove del Grande Slam a quota 19. Numeri immensi che possono, seppure solo entro certi limiti, rendere l’idea della portata di questo giocatore immenso, perché Roger Federer, il Re del tennis, il semidio elvetico, l’idolo delle folle, va oltre a qualsiasi numero. Nomini Roger Federer e si apre un mondo calibrato da numeri record che però non bastano per sorreggerlo quel mondo, l’universo Federer, un luogo dipinto dalla sua perfezione stilistica, delineato dalla bellezza del gesto, da un qualcosa di indefinibile che riesce persino a nascondere quella forza, quella pesantezza, quell’atletismo, persino quel pragmatismo, che ne costituiscono l’essenza, la polvere cosmica del talento incarnato, i pilastri della creazione.

Continue reading “Wimbledon, il crepuscolo degli dei”

Sergej Belov, il divino

Divino. Così lo chiamavano. Vuoi perché la sua figura era dotata di un’eleganza tale che unita allo stile, al talento cristallino, lo differenziava da tutti i cestisti russi visti prima e durante il suo avvento – che senza cadere in vili stereotipi erano al suo cospetto più macchinosi, più schematici, più corazzati – vuoi perché lui riusciva a esaltare tutti i pregi, tutti i doni, che sono di competenza delle ‘guardie’: dall’abilità tecnica sopraffina, alla lungimirante visione di gioco, dalla reattività nell’impostare o a volte sfuggire nelle azioni di contropiede, alla padronanza nel palleggio, nei passaggi ed ovviamente nel tiro. C’era poi quel qualcosa di oltre. Sergej Belov sapeva tutto dei suoi compagni, ma ancor più conosceva, capiva, tutto degli avversari. Gli erano sufficienti pochi minuti per isolare i punti deboli dell’altra squadra e da quel momento l’URSS si trasformava in un’orchestra compatta ma al tempo stesso imprevedibile, dove ogni strumento veniva esaltato, quasi a nascondere la presenza del divino, eppure sempre presente, sempre pronto a fare la differenza, ad abbagliare.

Continue reading “Sergej Belov, il divino”

Martina Hingis, l’eletta che non invecchierà mai

Quando Martina Hingis scese sul pianeta terra e si concesse agli sguardi curiosi degli umani aveva undici anni e otto mesi. Correva l’anno 1992 ed era il mese di maggio. Non l’aveva vista quasi nessuno, eppure tutti ne facevano un gran dire. In realtà non è che ci fosse molto da dire. L’undicenne Martina Hingis non si limitò a vincere il Trofeo Bonfiglio, lo dominò, lasciando le sue avversarie invase da quell’indescrivibile disagio che può assalire chi non ha nemmeno avuto il tempo di rendersi conto di quanto sia accaduto, perché dopo trenta, quaranta minuti se la ritrovavano già vicino alla rete, pronta a stringer loro la mano. Semplicemente, Martina Hingis non era di questo mondo.

Continue reading “Martina Hingis, l’eletta che non invecchierà mai”