Anastasia Myskina, tra logica e sentimento
Ciò che più impressionava di quella bambina era l’impegno, la dedizione che ci metteva. Un’ostinazione condita da un pizzico di sana cattiveria, una caparbietà che rasentava l’accanimento. Anastasia Myskina arriva allo Spartak Mosca quando ha appena sei anni. Rauza Islanova, moglie del presidente del Circolo Mikhail Safin, nonché madre dei futuri numero uno del mondo Marat e Dinara, rimane impressionata sin da subito dalla piccola Anastasia: sorprendentemente tonica e instancabile nella sua magrezza. Qualsiasi cosa le si chieda di fare in campo, sia un birillo da colpire, siano un tot di palline consecutive da direzionare in una determinata porzione del rettangolo di gioco, finché non riesce nell’intento, non c’è verso di schiodarla dalla riga di fondo. Così diversa dalla sua coetanea Anna Kournikova, più talentuosa certo, ma non altrettanto perseverante, priva di quel killer instict che invece sembra possedere Anastasia. Per questo Rauza Islanova non ha dubbi: quella che arriverà per davvero sarà Nastya.
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