Cani neri, l’abisso del male

«La verità è che ci amiamo, non abbiamo mai smesso, per noi è un’ossessione. Solo abbiamo fallito in un punto. Non siamo riusciti a vivere. Non abbiamo saputo mettere da parte l’amore, ma nemmeno piegarci al suo potere». Nel suo quinto romanzo, “Cani Neri”, Ian McEwan si immerge in una storia intensa, scandita da salti temporali, attraversata da echi mai sopiti, densa di suggestioni in cui la storia, l’amore, il male, gli ideali si mescolano fino a dar forma a una nube oscura, destinata a gravare sul destino dei personaggi. 

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Espiazione, il senso di colpa incancellabile

È un caldo giorno d’estate del 1935 e l’Inghilterra sta per imbarcarsi in una nuova guerra seppure l’alta borghesia, personificata nella famiglia Tallis, cerca di non pensarci, almeno a eccezione dell’assente padre di famiglia regolarmente costretto a intrattenersi a Londra. Ad assorbire la signora Tallis è invece l’incessante emicrania, nonché l’arrivo nella villa in campagna dei nipoti: Lola e i gemelli. Non meno impegnativa è l’accoglienza che desiderano riservare al figlio maggiore, Leon, in arrivo con un amico, tale Paul Marshall, ricco proprietario di una fabbrica di cioccolato che ha ideato delle barrette che punta a imbucare nella sacca dei soldati britannici. Emily ha pure altre due figlie: la mezzana Cecilia e la minore di dieci anni Briony. Se la prima è combattuta, frenata, tra e dalle scelte da compiere per il suo futuro – e causa di ciò si renderà conto essere i sentimenti inconsci che la legano a Robbie, figlio della donne delle pulizie -, la seconda è una tredicenne egocentrica, ma in primo luogo provetta scrittrice in quanto dotata di una immaginazione senza confini. Sono queste le basi su cui si posa Espiazione di Ian McEwen che, in quel preciso giorno, fa accadere una catena di eventi destinati a distruggere la vita di due persone. Forse tre.

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