Dolores O’Riordan e quei demoni in agguato

«Questa non è Hollywood, come ho ben capito». Dalle campagne irlandesi ai palchi più prestigiosi del pianeta terra. Dalla solitudine assordante ai riflettori di tutto il mondo puntati addosso, ossessivi, impietosi. Dalla luce all’oscurità. La vita di Dolores O’Riordan è iniziata come una ossessiva corsa a compimento di una predestinazione, per quindi diventare un’allucinata fuga nel tentativo di respingere l’attenzione morbosa di chi la vedeva come una sorta di miracolo vivente e al tempo stesso un inseguimento angosciato e angoscioso teso ad afferrare quel miraggio di pace, destinato a svanire ogni volta che prendeva forma davanti ai suoi occhi. 

Mary Eileen O’Riordan nasce il 6 settembre del 1971 a Limerick, in Irlanda, ultima di nove fratelli, due dei quali morti dopo pochi giorni dalla nascita. Il padre, Terence Patrick “Terry” O’Riordan era un bracciante agricolo fino all’inverno del 1968, quando un incidente gli provocò danni motori, con risentimenti cerebrali. Un evento che fece della madre, Eileen, nata Greensmith, la colonna portante della famiglia, la cui dedizione al lavoro fece sì che da semplice ristoratrice scolastica per un paio di istituti della città, finisse con l’assumersi la responsabilità delle mense della piccola contea. Il suo senso di responsabilità era secondo solo alla devozione nei confronti della fede cattolica, il nome Dolores è infatti un omaggio a Maria, Madonna dei sette dolori. 

Ellen comprese ben presto che Dio le aveva riservato una figlia speciale. Leggenda vuole che cantasse ancor prima di saper parlare. Si narra che Dolores avesse cinque anni quando, il preside della scuola la portò in sesta classe, la fece sedere sulla cattedra e le disse di cantare. Fu così che Dolores si avvicinò alla musica tradizionale irlandese, distinguendosi suonando il tin whistle. Quella voce divina catturò un’intera comunità al punto che quando una sorella bruciò accidentalmente la casa, le altre famiglie raccolsero i fondi sufficienti per acquistare alla famiglia O’Riordan una nuova fattoria. 

L’iter formativo di Dolores O’Riordan passa dai banchi scolastici all’essere promossa solista liturgico nel coro della chiesa locale, per quindi trovarsi catapultata ad appena dieci anni nei pub della zona. La sua migliore amica di quei tempi, tale Catherina Egan, la descrive come “chiassosa, selvaggia, ma adorabile”. All’età di dodici anni iniziò a prendere lezioni di pianoforte e non c’è da sorprendersi che il passatempo degli adolescenti di Limerick fosse quello di recarsi in una sorta di aula magna per ascoltarla suonare e improvvisare brani che spaziavano i generi più disparati. Appena diciassettenne suonava la chitarra a un livello talmente alto da potersi esibire in un concerto da solista nella scuola secondaria di Laurel Hill Coláiste. Dolores raggiunse la maggiore età aggiudicandosi 20 medaglie accumulate negli anni allo Slógadh, ossia il maggior concorso canoro irlandese; ampliando le sue conoscenze musicali imparando a suonare la fisarmonica e lavorando part-time in un negozio di abbigliamento. 

Venne alche il giorno in cui la madre la incoraggiò a prendere in considerazione l’idea di farsi suora o al limite di laurearsi e diventare insegnante di musica. In risposta, Dolores scappò di casa. Mentre i fratelli Michel al basso e Noel Hogan alla chitarra formano insieme al batterista Fergal Lawler i Cranberry Saw Us, appoggiandosi a un certo Niall Quinn come voce del gruppo; Dolores si trasferisce a casa del fidanzato e, seppur continuando a frequentare la scuola, stando alle sue parole “fa la fame”. 

La svolta avviene nella primavera 1990, quando Quinn abbandona il groppo e consiglia a Noel Hogan un’amica della propria fidanzata: Dolores O’Riordan. Il chitarrista fissò un incontro  di domenica. La ricorda come timida e introversa, al punto da essere colto dal sospetto che non fosse la persona giusta per la loro musica. Avevano molte alternative, ma Dolores gli chiese di essere messa alla prova, di concederle la chance di eseguire un pezzo dal vivo, con loro agli strumenti. Quella domenica sera Dolores decise di cantare “Troy”, di Sinéad O’Connor. Rimasero tutti a bocca aperta. Non solo. Propose anche un tot di canzoni da lei scritte: tra esse spiccava “Linger”. Il suo ingresso nella band avviene la sera stessa.

Decisi a non perdere tempo, iniziarono a registrare un EP di tre tracce  intitolato “Nothing Left At All” e pubblicato su nastro dall’etichetta discografica Xeric Records, che vendette 300 copie. Il proprietario degli Xeric Studios, Pearse Gilmore, divenne il loro manager e gli mise a disposizione uno studio per completare un demo tape, repentinamente inviato alle maggiori case discografiche nel Regno Unito. Ne conseguì una guerra di offerte tra le etichette fino alla scelta di affidarsi alla Island Records. Ribattezzati “The Cranberries” realizzarono in un batter di ciglia un EP di quattro tracce, “Uncertain”. Una manciata di riuscitissime esibizioni live spianarono la strada per l’album di esordio: “Everybody Else Is Doing It, So Why Can’t We?” tra le cui tracce vi erano “Dreams” e “Linger”. 

Le luci dei riflettori si accesero all’istante e, mentre Dolores ricuciva i rapporti con la madre, la critica li additò come osservati speciali, tanto da indurre la Island Records a premere per un secondo album. Per alleggerire la tensione, Dolores si concede una vacanza sulle Alpi, nella Val d’Isère, dove una caduta dagli sci le causa la rottura del legamento crociato. Destino vuole che in quelle giornate di convalescenza, in bilico tra pressione e depressione, scrive “Zombie” in memoria di due ragazzi, Jonathan Ball e Tim Parry, rimasti uccisi in un attentato dell’IRA a Warrington in Inghilterra il 20 marzo 1993. Non poteva sapere che quel brano non si sarebbe limitato a cambiare la sua vita e quella dei The Cranberries; Zombieavrebbe cambiato la storia della musica. 

Ciò che avviene dopo l’uscita del secondo album, “No Need to Argueè un ricorrersi di isterismi e deliri. Se dopo aver assistito a un concerto dei Cranberries alla Royal Albert Hall di Londra nel gennaio 1995, l’autore Alec Foege ha descritto O’Riordan come “un poi Audrey Hepburn e un poi David Bowie”; epocale si rivelerà la sua performance al Pavarotti & Frieds quando esegue insieme al tenore italiano laAve Mariapiù struggente di sempre. Vien da sé che la principessa Diana, presente allo spettacolo dal vivo, non perda tempo ad affermare che l’esecuzione della O’Riordan l’ha fatta piangere. 

Ma non c’è tempo per riflettere o godere di nulla. Basta un battito di ciglia ed è pronto il terzo album “To the Faithful Departed” che ha le sue hit in “Salvation” e “Hollywood”. Messa sotto pressione da un tour interminabile, dalle pressioni della casa discografica, dalle intrusioni della stampa e forse ancora più dalla follia generale tutta riversata su di lei, Dolores O’Riordan cede. Depressione, anoressia, insonnia. I soli a farle scudo sono i componenti del gruppo che la sostengono nella sua decisione di prendersi una pausa. 

Desiderosa di allontanarsi da quel tritacarne senza pietà si toglie la soddisfazione di cantare di fronte a Giovanni Paolo II per poi acquistare un un allevamento di cavalli di 61 ettari denominato Riversfield Stud a Kilmallocj, nella Contea di Limerick. Durante quel tentativo di fuga, Dolores O’Riordan si rende forse conto per la prima volta di essersi sposata da ormai tre anni, e probabilmente decide di approfittare di quel periodo di sospensione per mettere al mondo il primo figlio, Taylor Baxter. Dal momento in cui, nel dicembre del 1998 si sente sufficientemente in forze per esibirsi a un concerto durante la cerimonia di consegna del Premio Nobel per la pace all’Oslo Spektrum di Oslo, tutto riprende a girare a velocità supersonica. L’amore per la musica spinge Dolores O’Riordan a prendere le distanze da quel turbine di aspettative e curiosità, ma indicativa è la copertina del quarto album dei The Cramberries, “Bury the Hatchet”; ovvero un occhio ispirato al Grande Fratello di George Orwell. Non ultimo, con il senno di poi il suo ritorno non poteva non essere celebrato dal più grande tour di sempre, iniziato nell’aprile 1999 e durato fino al luglio 2000. 

L’arrivo della seconda figlia, Molly Leigh è una ricorsa verso il quinto album, “Wake Up and Smell the Coffee”. La critica è spaccata e anche i The Cranberries si dividono. Il distacco continua per undici anni durante i quali Dolores si concentra su tanti progetti da solista: dalla partecipazione alla colonna sonora di “La passione di Cristo” per la regia di Mel Gibson; all’apparizione nell’album “Zu & Co.” di Zucchero Fornaciari, con la canzone “Pure Love” – eseguita anche dal vivo in duetto alla Royal Albert Hall durante lo Zu & Co. Tour, oltre che inserita nella colonna sonora del film “Evilenko” – passando per il brano “Senza fiato” inserito nell’edizione deluse dell’album “La finestra” dei Negramaro; fino ad arrivare a un cameo nel film di Adam Sandler “Cambia la tua vita con un click”. 

Diventata mamma per la terza volta, la bambina si chiama Dakota Rain, nel 2007 esce “Are you listening?”, mentre due anni dopo sarà il turno di “No baggage”. Se nessun progetto riesce a eguagliare il successo degli album firmati con i Cranberries, allo stesso tempo niente sembra riuscire a infondere un minimo di serenità a Dolores. In suo soccorso giunge Noel Hogan e la reunion dei The Cranberries diventa qualcosa di ben oltre a una operazione commerciale. Un piccolo tour di assestamento,  fa da apripista al sesto album della band, “Roses”. Quel ritorno è vissuto come un evento, ma quanto succede con la canzone “Black Widow”, destinata a comparire nella colonna sonora di “Spider-Man 2” ma infine debellata per ragioni dovute al taglio di alcune scene, è un riflesso del destino che attende i The Cranberries. 

Nell’arco di quasi 25 anni, non è cambiato solo il mercato della musica; anche Dolores e quella carica selvaggia dei The Cranberries, quel battito che aveva fermato e cambiato il tempo, sembra essersi dissolto. La band non lo ammette, Dolores forse lo comprende ma non lo accetta, di certo il management lo percepisce e come settimo album, “Something Else “ impone loro di pubblicare dieci canzoni già edite ma riarrangiate in versione orchestrale-acustica oltre a tre inediti, “The Glory”, “Rupture” e Why”.

Difficile sapere cosa vedesse Dolores O’Riordan quando si piazzava di fronte a uno specchio: se una donna divorziata, madre di di tre figli, o una leggenda rock in bilico tra l’aver fatto il proprio tempo e il desiderio di lanciarsi in una zampata tesa a rimescolare le carte. Di certo, nella primavera del 2017 insieme a Noel sviluppano undici tracce poi registrate a Londra, nel gennaio del 2018. Ed è proprio in nella vasca da bagno di un hotel di Londra che il 15 gennaio Dolores O’Riordan viene trovata senza vita. Si parla di una overdose di Fentanyl, di un mix fatale di tranquillanti e alcol, di suicidio, di un incidente. Di certo fu la camera ardente nella chiesa di San Giuseppe a Limerick, dove centinaia di fan e amici della O’Riordan le resero omaggio. L’ultimo atto è una cerimonia privata tenutasi nella chiesa della città natale dell’artista, la St Ailbe’s Church. Il feretro riposa nel cimitero di Caherelly.

Il dolore si era abbattuto su Dolores O’Riorddan sin da quando era bambina quando un conoscente dei genitori aveva abusato di lei per anni. Crescendo ha quindi dovuto prendere le distanze dai desideri di una madre ingombrante, credente fino a sfiorare il bigottismo. Poi è arrivato il successo planetario e il prezzo si è rivelato altissimo: dalla depressione all’abuso di tranquillanti per dormire, dall’anoressia alla bulimia, dall’abuso di alcol al bipolarismo. Quando l’adorazione nei suoi confronti era diventata incontrollabile volò in Canada ed acquistò uno chalet che si affacciava su un bosco dove era solita fare lunghe passeggiate.

La sera in cui morì ebbe l’ennesima telefonata con il suo unico vero amico, Noel Hogan. Avevano terminato la registrazione dell’ultimo album “In The End”, poi pubblicato postumo. A Noel apparve fragile, come sempre. Nulla gli fece pensare che potesse essere l’ultima volta che avrebbe sentito la sua voce.

La sua assenza ha lasciato un vuoto impossibile da colmare. Seppure i The Cramberries non possedevano più il vigore che li spinsero con prepotenza nell’Olimpo della musica dopo appena due album, mai era esistita una Dolores O’Riordan e improvvisamente chiunque venne pervaso dalla sensazione che non ne sarebbe esistita mai più una come lei. Semplicemente, Dolores O’Riordan era troppo oltre. Lo era anche nella semplicità delle piccole cose, anche se quando si trattava di lei nulla era mai propriamente lineare.  Fu probabilmente sia felice che triste, ma mai serena. Amava la madre, i tre figli, i gatti e la musica. Era molto religiosa, credeva in Dio, nel paradiso, e nella forza della fede. I suoi demoni però erano sempre presenti, in agguato. 

One comment

  1. Giovanni Collicelli

    Samantha come sempre ci regala una scrittura ricca di particolari, il suo stile è straordinario, come la maggior parte dei personaggi da lei scelti, i quali hanno quasi sempre un denominatore comune…….una vita travagliata, la depressione, momenti positivi che si alternano velocemente con momenti negativi.

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