Ivan Lendl e l’insostenibile ricerca della perfezione

La leggenda vuole che Olga Lendlova, ex tennista professionista diventata maestra, andasse tutti i giorni in campo insieme al figlio di tre anni e che, per evitare un’eventuale smarrimento, fosse solita legarlo a un paletto della rete. «Ubbidienza» e «Disciplina», sono le prime parole che quel bambino, Ivan Lendl associa al tennis. Prigioniero del tennis e della sua predestinazione, Ivan ha intrapreso il suo cammino mantenendosi coerente con e nelle proprie ossessioni: vincere e diventare il migliore tennista del mondo. Non si è mai permesso di sognare, nella sua vita c’è sempre stato posto solo per il duro lavoro, unico complice capace di sostenerlo affinché potesse raggiungere una schiera di obiettivi, sempre più numerosi, sempre più elevati.

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Il cuore caliente di David Nalbandian

Un tennista completo, che adatta il suo tennis a tutte le superfici, con un colpo straordinario: il rovescio. Coraggioso, irascibile, scostante, di indole pigra, capace però di tirare fuori il cuore se giocava per la sua patria, l’Argentina. Un fisico possente, eppure spesso vittima di infortuni che lo hanno costretto a stop prolungati. Sospettoso nei confronti della stampa, per di più costretto a masticare e replicare alle costanti insinuazioni che per anni lo hanno voluto ad un passo dal ritiro; fino all’annuncio ufficiale, arrivato il 1 ottobre 2013. Una passione sfrenata per i rally, sempre alla ricerca di nuove sfide, come quando nel 2002 è andato nuotare con gli squali a Melbourne. Il grande perdente, così lo hanno definito, mentre Roger Federer lo considerava la sua bestia nera. Il tennis, la carriera, il temperamento di David Nalbandian emana un riflesso in tutto ciò.

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