Nascita dell’impero russo

Le prime tracce di tennis in Russia compaiono verso il 1860 quando a San Pietroburgo vede la luce il San Pietroburgo Cricket Club. Da lì a poco viene introdotto il gioco del lawn tennis; le cui prime menzioni sono verificabili tra le pagine di Anna Karenina, di Lev Tolstoj, pubblicato a puntate tra il 1873 e il 1877. Il grande romanziere stesso era un grande appassionato al punto da farsi costruire un campo in erba nella sua tenuta di Jasnaja Poljana. Introdotto tramite diplomatici e studenti britannici, il tennis venne subito apprezzato dai russi in quanto univa in se’ componenti eleganti ma, allo stesso tempo, sollecitava l’indole competitiva di chi lo praticava. Fu così che nel 1888 venne fondato il primo Circolo Tennis a San Pietroburgo, il Lawn Tennis Club. Verso la fine dell‘800 il lawn tennis si diffuse in diverse città della Russia; da Mosca a Kiev, da Odessa a Taganrog.

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Dinara Safina, l’eterno enigma

Lui, Marat: ex n.1 del mondo, vincitore di 15 titoli ATP tra cui due prove del Grande Slam, un Caligola moderno, talento e sregolatezza fuse insieme, la faccia da mascalzone, uno che «paga le donne per farle andare via dal suo letto». Lei, Dinara, ex capobanda del ranking, 12 titoli WTA nonché tre finali slam, tutte perse, oltre a un argento alle Olimpiadi di Pechino, il braccio messo a servizio di un tennis monocorde, il volto sempre un po’ incupito, tanto carattere condito da un pizzico di timidezza.  Marat, che da bravo e protettivo fratello maggiore, dall’alto del suo scranno profetizza: «tra pochi anni sarà Dinara quella con più trofei in famiglia». Presunzione e vanità pronte a mettersi da parte in funzione di lei sola, Dinara, per la quale nutre un affetto per certi versi affine a quello che Caligola provava per la sorella Drusilla, al punto che quando morì appena ventenne, l’imperatore ne decretò il culto, divinizzandola come Diva Giulia. Dinara, succube ed anche un po’ ammaliata dalla venerazione che in tanti riservano al fratello, una devozione tale da farla sentire «meno di lui» anche quando in vetta alle classifiche c’é lei, quando del grande Marat era rimasto poco o nulla. Perché mentre Marat Safin è stato adorato o disprezzato, ma in ogni caso il suo ricordo evoca tinte forte, sapori insopportabilmente amari o dolci, Dinara Safina è stata vissuta da tutti en passant, e per questo rimarrà incastrata per l’eternità tra l’essere la sorella di un personaggio che ha superato il tennista e l’essere stata una regina senza corona, una numero uno senza slam.

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