Eyes Wide Shut, la danza macabra di Stanley Kubrick

Una luce calda avvolge l’accogliente appartamento newyorkese di una coppia alto borghese che si sta preparando per un party prenatalizio. Non fosse per la marcata personalità dei due si tratterebbe di una scena ordinaria, en passant, ma l’algida bellezza di Alice (Nicole Kidman) – che di spalle si sfila un elegante abito nero mentre Bill (Tom Cruise) attraversa con passo sicuro alcune stanze per quindi raggiungere il bagno dove la splendida moglie è ora seduta sul water – riversa sulla pellicola una potenza visiva tale da rendere sufficienti un paio di minuti per consegnare ai posteri la tredicesima e ultima pellicola di Stanley Kubrick, Eyes Wide Shut

L’apparente semplicità dei primi minuti si fa via, via più tortuosa, più contorta, una sorta di ossimoro riconducibile al titolo stesso, occhi spalancati ma serrati, sarebbe la traduzione più fedele di un’espressione che nella lingua inglese non esiste ed è ricavata dall’accostamento di due termini che si contraddicono.

Le prime ambiguità si dispiegano nel party: un ungherese sfacciato fa leva sulla propria classe per sedurre Alice, così come due modelle gratificano con parole dozzinali Bill finché il padrone di casa Victor Ziegler (Sydney Pollack) lo convoca per risolvere uno sgradevole inconveniente: in quanto medico, visitare una escort in overdose creando così un precedente scomodo, che «deve restare tra noi».

Sembra essere la parentesi di una serata ma, tornati a casa, già dallo sguardo indecifrabile che Alice rivolge allo specchio mentre il marito la bacia, si può intuire come lei a differenza del consorte riesca a vedere oltre, come qualcosa stia per essere inesorabilmente scardinato. Tempo un giro di valzer di Shostakovich che un’altra giornata scorre via apatica, per arrivare alla sera quando Alice confessa un tradimento consumato seppur solo nell’immaginazione l’estate prima con un ufficiale di marina: «se lui mi avesse voluta sarei stata pronta a mandare all’aria ogni cosa, a sacrificare te, nostra figlia e il mio avvenire».

A riportare uno sconcertato Bill alla realtà è una telefonata che lo avvisa della morte di un paziente, o meglio, sarà proprio quella chiamata a condurlo verso un viaggio negli inferi del proprio subconscio, verso l’oscurità che si nasconde dietro alla fasulla normalità del quotidiano. Dalla dichiarazione d’amore della figlia del defunto all’essere abbordato da una prostituta, fino alla tentazione più estrema che si trasfigura in un sabba orgiastico, in maschera, il cui ingresso è permesso solamente a chi è a conoscenza di una parola d’ordine, Fidelio. Sfuggito al promiscuo incontro con una minorenne al negozio dove noleggia il costume, Bill si salverà da quel cerimoniale solo grazie a una donna che si sacrificherà per lui.

Se la deriva di Bill prevede l’esplorazione di luoghi oscuri, corpi malati, bugie dolorose, trappole funeste, tornato a casa Alice, in lacrime, gli racconta un sogno, un incubo che si rileva una sorta di trasposizione onirica al reale che aveva catturato il marito. È allora, dopo già 90 minuti di film che abbiamo conferma di come gli occhi chiusi di Alice riescano a vedere tutto, mentre quelli spalancati di Bill siano in verità chiusi, incapaci di vedere. Il disperato tentativo di fare chiarezza, spinge Bill a ripercorrere luogo per luogo, evento per evento, ma il suo bisogno di risposte altro non fa che alimentare nuove domande.

Se il tentativo di bacio da parte della figlia del paziente deceduto aveva aperto la danza macabra del protagonista, essa conoscerà la fine in obitorio, laddove il medico riuscirà a frenarsi, seppur solo all’ultimo istante, dal baciare la salma della sua vittima sacrificale. Le spiegazioni razionali fornitegli da Ziegler hanno la stessa valenza enigmatica della maschera posata sul cuscino accanto ad Alice: incrementano il caos, sono ingannevoli, perché nulla possiede la chiaroveggenza della coscienza, l’unica guida capace di far luce nel buio dei propri desideri, della propria anima.

Ispirato a un racconto di Arthur Schnitzler ambientato a Vienna agli inizi del ‘900, Doppio sogno; la mano di Stanley Kubrick spreme all’inverosimile il tema di base della breve novella: una sorta di viaggio liberatorio negli abissi di mondi interiori inaccessibili e incomprensibili laddove l’incomunicabilità del matrimonio è l’emblema della crisi dell’individuo al punto da manifestarsi, tra gelosia e inganni, solo tramite un sogno. Lo fa a modo suo: lasciando filtrare una violenza psicologica al limite del sostenibile, proponendo ogni situazione con un tale disinganno da far sentire personaggi e spettatori impotenti, impigliati tra le reti di un destino o di una forza superiore che sembra scegliere per noi, persino per l’autore dell’opera, lasciando aleggiare una paura sottile, impossibile da respingere proprio perché invisibile agli occhi.

Eyes Wide Shut è un capolavoro privo di scrupoli, esasperatamente cerebrale nei contenuti, un presagio di morte, un viaggio terminale a cui nemmeno Stanley Kubrick è sopravvissuto.

Curiosità:

1 – Eyes Wide Shut è fitto di rimandi extratestuali ad altre opere di Kubrick, tanto da poter essere considerato una vera e propria summa di autocitazioni, da Lolita a 2001 Odissea nello spazio, da Arancia Meccanica a Shining e nel pedinamento notturno di cui Tom Cruise è oggetto da parte di un uomo calvo, a Rapina a mano armata in quanto il pedinatore è praticamente il sosia di Kola Kwariani, l’attore che nel film del 1956 interpreta la parte di Maurice, il lottatore e giocatore di scacchi.

2 – Secondo Frederic Raphael la scena dell’orgia mascherata trae in parte la sua ispirazione da una presunta festa organizzata dal duca Valentino, Cesare Borgia, e tenutasi in Vaticano il 31 ottobre 1501, giorno di Ognissanti, a cui parteciparono ben cinquanta cortigiane. A proposito di quella festa, Richard Sannett, nel libro Flesh and Stone racconta che per l’occasione erano presenti il Papa Alessandro VI, il duca e sua sorella Lucrezia Borgia, e che agli uomini presenti in grado di copulare con il numero maggiore di cortigiane venivano offerti in premio vari capi di abbigliamento pregiato, tra cui giustacuori di seta, scarpe e cappelli.

3 – La parola d’ordine che Tom Cruise carpisce dall’amico pianista, necessaria per entrare nella villa, è Fidelio, diversamente da quella presente nel libro, “Danimarca”. Essa potrebbe essere riferita al Fidelio, opera lirica musicata da Ludwig van Beethoven, che parla della fedeltà coniugale ma che tratta anche il tema della lotta contro la tirannia dei potenti.

4 – Nella sequenza dell’orgia, il cerimoniere mascherato che officia il rito è interpretato da Leon Vitali, collaboratore abituale di Kubrick e già interprete di Lord Bullingdon in Barry Lyndon. Un altro assistente del regista, Emilio D’Alessandro, appare fuggevolmente e non accreditato, come l’edicolante di giornali.

5 – La litania dell’officiante è presa da una registrazione di un rito pasquale ortodosso romeno ed eseguita al contrario.

6 – Originariamente per la parte interpretata da Marie Richardsonera stata scelta Jennifer Jason Leigh. Dopo avere visto il girato, però Kubrick, insoddisfatto del risultato, decise di convocarla nuovamente ma la Leigh era impegnata sul set di eXistenZ di David Cronenberg. A causa della sua indisponibilità la scena venne perciò girata con la Richardson.

7 – La parte di Victor Ziegler, l’amico faccendiere di Tom Cruise, era stata inizialmente assegnata ad Harvey Keitgel, che abbandonò a metà riprese, esasperato dalla certosina lentezza di Kubrick,e venne poi sostituito dal regista Sydney Pollack.

8 – Il protagonista del film è un medico newyorkese, l’autore del romanzo era un medico austriaco, e Stanley Kubrick era figlio di un medico austriaco emigrato da Vienna a New York.

9 – Nel film Nicole Kidman dichiara di essere sposata da nove anni,come di fatto era con Tom Cruise prima della loro separazione, avvenuta al termine delle riprese.

10 – Nel 2009 esce una parodia del film a luci rosse prodotto dalla casa Brazzers con la pornostar Lisa Ann, intitolato Eyes Wide Slut.

11 – Pare che alcune scene siano state girate oltre 50 volte.

Titolo: Eyes Wide Shut

Regia: Stanley Kubrick

Sceneggiatura: Stanley Kubrick, Frederic Raphael 

Produzione: Stanley Kubrick

Direttore della fotografia: Larry Smith

Montaggio: Nigel Galt

Scenografia: Leslie Tomkins, Roy Walker

Costumi: Marit Allen

Musica: Jocelyn Pook

Cast: Nicole Kidman, Tom Cruise, Sydney Pollack, Marie Richardson, Todd Field, Julienne Davis, Vanessa Shaw, Leelee Sobieski, Ski du Mont, Alan Cumming.