Il sesto senso, come riscattare il passato

La risoluzione di un enigma si nasconde nel passato. Accade spesso nel dramma e nei thriller, ancor più se psicologici, e così pure Il sesto senso, opera prima di M. Night Shyamalan si nutre di questo elisir di lunga vita che, se nelle mani giuste, può rigenerarsi con trame e strutture se non originalissime, di certo mai deludenti. Che il regista di origine indiana, ventinove anni ai tempi dell’uscita del film, sia geniale lo rafforza il fatto che non nasconde mai la direzione verso cui lo spettatore deve guardare: «Voglio dirti il mio segreto»; accenna Cole Sear [Haley Joel Osment], di appena nove anni, allo psicologo Malcolm Crowe [Bruce Willis]. Incapace di accettare il divorzio dei genitori, Cole non riesce a integrarsi a scuola ed è spesso vittima di atti di bullismo da parte dei compagni che lo ritengono strano. In verità, è semplicemente stanco di avere paura perché il suo segreto, inconfessato per almeno 45 minuti di pellicola, è che: «vedo la gente morta».

Segreti. Morte. La chiave di tutto non può che celarsi alle spalle del dottor Malcolm Crowe e a pensarci bene non è un caso che tutto abbia inizio l’anno prima, quando, di ritorno da una serata di gala insieme alla moglie con tanto di riconoscimento per il suo straordinario operato come psicologo infantile, si ritrovi in casa un ragazzo poco più che ventenne, armato, in palese stato confusionale. Si chiama Vincent Grey e dieci anni prima era stato un suo paziente: genitori divorziati, deriso dagli amici, esasperato dall’avere paura. Malcolm gli chiede un’altra possibilità, ma lui lo accusa di non essere stato un grado di guarirlo dalle sue allucinazioni e di averlo abbandonato. Per questo gli spara e, un anno dopo niente è più come prima: la moglie lo evita e lui, gettatosi anima e corpo nel lavoro, riesce a intuire, a vedere le similitudini che uniscono Vincent a Cole.

Vede la gente morta, Cole, e non quando sogna, in quanto «vanno in giro come persone normali. Non sanno di essere morti». Non solo, ciò avviene: «Continuamente. Sono dappertutto». Impiccati giustiziati duecento anni prima in quella che poi sarebbe diventata una scuola, uno stalliere accusato di avere rubato un cavallo, una donna suicida maltrattata dal marito, una bambina avvelenata dalla madre. Malcolm però ora è pronto a comprendere, ad aiutare, perché sa che i morti vogliono solo essere ascoltati, aiutati, liberati da quel dolore terreno che, proveniente dal passato, li ha incastrati in un purgatorio dove sembra non esserci posto per la verità.

Anche Malcom cerca aiuto. Anche Malcom è uno di loro. Malcom, pure lui morto, devastato dall’aver perso per sempre il futuro con l’adorata moglie, ma deciso di riscattare quell’errore commesso, quella vita andata persa che lo avrebbe perennemente incastrato al passato. Aiutare non solo i morti, ma anche i vivi rimasti ancorati a echi lontani fatti di rimpianti, è il dono/condanna di Cole, la cui esistenza sarà un compromesso tra la vita e la morte, tra il sogno e la realtà, tra il futuro e il passato.

Una volta svelato l’arcano appare chiaro come non fosse la paura a scandire i passi cruciali della storia, bensì una tensione persistente, un’angoscia indecifrabile, una solitudine impossibile da estinguere,  un dolore sottile che, come un rumore di fondo, accompagna tutte le anime che attraversano la terra.

Titolo: The Sixt Sense  Il sesto senso

Paese: USA

Anno: 1999

Regia: M. Night Shyamalan

Soggetto: M. Night Shyamalan

Sceneggiatura: M. Night Shyamalan

Casa di produzione: Kathleen Kennedy, Frank Marshall, Barry Mendel

Fotografia: Tak Fujimoto

Montaggio: Andrew Mondshein

Costumi: Joanna Johnston

Musiche: James Newton Howard

Cast: Bruce Willis, Haley Joel Osment, Toni Collette, Olivia Williams