Centralia, l’inferno che ha ispirato Silent Hill

Centralia. Contea di Columbia sito nello Stato della Pennsylvania. È in una domenica autunnale al tramonto del XIX secolo che il prete della comunità, adirato per l’obbrobriosa condotta dei suoi parrocchiani, avrebbe pronunciato l’infausta profezia: «Centralia scomparirà tra le fiamme eccetto la chiesa e il cimitero». Caso, destino o intervento divino, attualmente di Centralia rimane una chiesa, un cimitero, un edificio in cui sosta un camion dei pompieri e… sette abitanti. Un tempo florida cittadina mineraria, a ridurla in una sorta di città fantasma è stato un incendio divampato nel maggio del 1962 e che ancora arde nel sottosuolo ricco di antracite, a più di cento metri di profondità, in una superficie di quasi 3700 acri.

Ma facciamo un passo indietro. Il lotto di terreno identificabile in Centralia venne venduto dai nativi americani della zona a un gruppo di coloni nel 1749 per la cifra di 500 sterline. Se nell’arco di una quarantina d’anni l’evento più eclatante fu la trasformazione dell’allora Reading Road in Route 42, ossia la strada principale che attraversava Centralia da est a sud, negli anni seguenti la cittadina passò da acquirente a acquirente: nel 1793 proprietario di gran parte del territorio fu uno dei firmatari della costituzione degli Stati Uniti, tale Robert Morris, il quale fu però fu colto da bancarotta appena cinque anni dopo favorendo così l’avvento di un ex capitano di mare francese divenuto un ricco banchiere sedotto dalle presenza di vene carbonifere, ossia Stephen Girard. Affinché il carbone di Centralia potesse ambire a un certo richiamo, dovettero comunque passare più di cinquant’anni e ciò si verificò in concomitanza con la costruzione della ferrovia Mine Run Railroad. Nel frattempo, gli abitanti di quel modesto agglomerato, per lo più provenienti dall’Irlanda, dalla Polonia, dalla Grecia e dall’Ucraina non rimasero con le mani in mano: il pittoresco Johnathan Faust aprì la Bull’s Head Tavern, una taverna da cui la cittadina assorbì il suo primo nome, un prete di cui si sono perse le generalità fece ergere una chiesa e Alexander Rae, un ingegnere minerario, vi si trasferì spinto dall’ambizione di pianificare un piccolo borgo composto da semplici casette ripartite intorno a due vie principali, originariamente battezzato Centreville per essere infine rinominato, nel 1865, Centralia. Seppure negli anni vi si sarebbero aggiunte una stazione, due scuole, una manciata di edifici pubblici e un campo da baseball, Centralia  mantenne l’aspetto di una cittadina impersonale per quanto avvalorata da una comunità complice, unita da una grande solidarietà, destinata suo malgrado a ridursi in cenere nel maggio del 1962.

Non è mai stato accertato quale sia stato l’evento che scatenò il disastro di Centralia. L’opinione più accreditata è quella secondo cui in previsione del Memorial Day, che celebra gli americani caduti per la patria, il consiglio cittadino avrebbe ordinato a cinque volontari dei vigili del fuoco di bruciare una catasta di rifiuti che fiancheggiava uno dei cimiteri. Nessuno si accorse che il fuoco si era propagato nella miniera di carbone sotterranea le cui gallerie si estendevano sotto il centro abitato. Il sottosuolo ricchissimo di antracite innescò la combustione e, risultato vano ogni tentativo di estinguere l’incendio, lo scenario assunse proporzioni inquietanti dato che iniziarono a sprigionarsi nell’atmosfera vapori di ossido di carbonio, ceneri e nuvole di fumo bianco che provocarono oltre a odori nauseabondi, la moria della vegetazione nonché lo scioglimento dell’asfalto con conseguente formazione di crepe sulle strade e voragini nel terreno.

Nel ventennio successivo la popolazione iniziò progressivamente ad essere evacuata, ma molti furono gli irriducibili, decisi a rimanere a Centralia. La gravità del problema divenne palese nel 1979 quando un benzinaio della zona constatò che la temperatura della benzina nella sua cisterna sotterranea era di 77,8 °C. Il 14 febbraio del 1981 si sfiorò un altro dramma: il dodicenne Todd Dombowski, fu inghiottito da una buca apertasi improvvisamente a causa di un cedimento del terreno. Il ragazzino scivolò per diverse decine di centimetri ma riuscì ad aggrapparsi alla radice di un albero e a chiedere aiuto. Fortunatamente le sue grida furono udite da suo cugino, Eric Wolfgang, che riuscì a salvarlo.

Le partenze si susseguirono, fino a moltiplicarsi. Di conseguenza un’enormità di case ed edifici furono abbattuti, il codice ZIP venne sospeso dal servizio postale nel 2002, ma a decretarne il passaggio da città a città fantasma è stato il crollo da 2761 abitanti registrati nel 1890 agli appena sette residenti a partire dal 2013. D’altronde non solo l’incendio nel sottosuolo è ancora attivo, addirittura si calcola che lo sarà ancora per circa 250 anni. Non c’è da sorprendersi che Centralia sia divenuta una vera e propria attrazione turistica.  E non solo. Nel fumetto Il carteggio Nuke-Face scritto da Alan Moore ha dato i natali al personaggio di Nuke-Face proprio a Centralia così come la triste vicenda ha ispirato prima il videogame Silent Hill, poi il film stesso, per infine risultare perfetto a livello scenografico nella prima parte di un’altra pellicola, Made in USA.

Il malinconico status di città fantasma che impregna l’anima di Centralia va un po’ a dissolversi ogni domenica quando alcuni vecchi abitanti si ritrovano sulla collina dove si erge la chiesa di Sant’Ignazio. L’inizio e la fine della funzione decretato dal suono delle campane è distinguibile fino alla valle ed esso solo pare riportare l’orologio ai tempi in cui Centralia era una città densa di vita, di speranze, di promesse, in parte mantenute, poi bruciate tra le fiamme di un inferno.