Le idi di marzo, il lato oscuro della politica

«Vattene! Vattene ora, finché ne hai l’occasione. Datti allo spettacolo, alla finanza, apri un ristorante in Costa Rica… Qualsiasi cosa! Fa qualcosa che ti renda felice. Se resti in questo ambiente ancora a lungo diventi indifferente, cinico». Tom Duffy – a cui Paul Giamatti ha dato il volto – urla con spontanea disperazione queste parole in faccia al suo avversario politico, Stephen Meyers – che ha preso vita grazie al sublime Ryan Gosling – brillante addetto stampa per la campagna elettorale dell’affascinante Mike MorrisGeorge Clooney, governatore della Pennsylvania e candidato alle primarie democratiche per la presidenza, in lotta con il giurassico senatore dell’Arkansas Ted Pullman; per l’appunto appoggiato da Duffy. Le Idi di marzo si avvicinano e Duffy lo mette in guardia, seppure quando ormai è troppo tardi. La politica è la vita di Stephen, così dice, così ripete, invischiato com’é dentro alla bolla di speranzeidealiillusioni, su cui è incentrata la politica del “suo uomo”.

«Lui è quello giusto», afferma convinto alla giornalista del New York Times che siede al suo tavolo in cerca di indizi, ma ancor più di scoop. Per Stephen soltanto Morris «è in grado di cambiare veramente la vita delle persone. Anche di quelle a cui non piace. Se Mike Morris diventa presidente sarà un segno di chi siamo noi, non di chi è lui». Cinico, preparato, Stephen è pagato per muovere giornalisti ed opinione pubblica come pedine sopra a una scacchiera, eppure Ida Horowicz – una Marisa Tomei perfetta nel rendere il suo personaggio tanto arrivista quanto sprezzante e disilluso nei confronti delle promesse dettate dalla politica – nel solo momento in cui abbassa la guardia si cala nel ruolo di Surinna e gli pone una domanda fondamentale, offrendogli pure la risposta: «Se non vince il mondo cade a pezzi? Niente si muove. Niente cambia nella vita quotidiana dell’uomo medio»; per quindi rigettare l’anticipazione destinata a scuotere Stephen dal suo torpore: «Mike Morris è un politico. Sa essere carino. Sanno esserlo tutti. Ma ti deluderà. Un giorno o l’altro».

Anche Duffy gli cinguetta di stare lavorando per l’uomo sbagliato. Contrariamente a Ida però, gli dice questo durante un ruffiano “corteggiamento”, nel tentativo di dirottarlo sulla propria sponda, ma ancor più di metterlo in difficoltà con il suo supervisore, l’esperto Paul Zara, interpretato da Sir Philip Seymour Hoffman, il migliore del settore, appesantito, inevitabilmente stanco proprio perché vincente e persuaso che «solo la lealtà» abbia ancora un valore.

Dotato di una dialettica penetrante ed allusiva che potrebbe accostarlo a Marco Antonio durante l’orazione funebre di Cesare, il governatore Mike Morris emana quella sicurezza e lungimiranza di cui gli Stati Uniti d’America tanto hanno bisogno e sembra restio al compromesso, personificato in un senatore che con la sua influenza presso i grandi elettori democratici, può garantire a uno dei due sfidanti la vittoria, ma che ovviamente si aspetta una poltrona di prestigio in cambio.

Ma anche Mike Morris ha un lato oscuro, un segreto che non deve venire a galla. O forse, semplicemente, anche Mike Morris è un uomo e come tale ha commesso un errore. Forse uno dei tanti. E seppure questo incidente di percorso non inciderebbe sul destino della Nazione, placidamente invariato e invariabile qualsiasi guida essa abbia, risulterebbe comunque decisivo in vista delle Presidenziali.

I pugnali delle Idi di marzo non attentano a un solo Cesare. Chiuso il sipario chiunque può vestire i panni della vittima o del carnefice, chiunque può subire o infliggere ferite a volte mortalialtre invisibili che si trasfigurano in spettri destinati ad opprimere le coscienze. Il tutto nel nome del potere, esercitato dietro ad un leggio posizionato in modo che faccia apparire un candidato più basso o più alto di quanto non sia.

Qualcosa di più, o chissà ancor meno, del detto che da sempre accompagna le elezioni a stelle e strisce: «come va l’Ohio, così va la Nazione». Eppure, forse la Nazione si nutre di un bisogno fisiologico che sovrasta qualsiasi campagna elettorale, qualsiasi sondaggio, per tritare insieme qualsiasi bugia e verità. Senza rancore. Senza aspettative. Comunque vada, il mondo non cadrà a pezzi. «Niente cambia».


LE IDI DI MARZO

Titolo: The ides of March

Paese: USA

Anno: 2001

Regia: George Clooney

Soggetto: dall’opera teatrale di Beau Willimon

Sceneggiatura: George Clooney, Grant Heslov, Beau Willimon

Casa di produzione: Appian Way Production, Smokehouse Pictures

Fotografia: Phedon papamichael

Montaggio: Stephen Mirrione

Musiche: Alexandre Desplat

Scenografia: Sharon Seymour

Costumi: Louise Frogley

Cast: Ryan Gosling, George Clooney, Philip Seymour Hoffman, Paul Giamatti, Marisa Tomei, Evan Rachel Wood, Jeffrey Wright, Max Minghella